Agata di Lola Casas e Augustín Comotto è un libro interessante ma non tanto, come pur giustamente ci racconta la quarta di copertina, per il fatto che una bimba minuta e gracile desideri suonare il violoncello; quanto per la potenza del sogno della bambina.
Il parentado inizialmente si stupisce della richiesta di Agata di voler imparare a suonare il violoncello, le propongono alternative, ma nessuno insiste per farle cambiare idea e sopratutto nessuno chiede alla bambina il perché di questo desiderio. No, decidono che Agata debba “custodire nel suo cuore” la motivazione della sua scelta.
I bambini sognano in grande e senza filtri, per loro sulla carta nulla è impossibile; tutto il contrario di noi adulti che troppo spesso ci troviamo a pensare subito che tutto sia impossibile ed abortiamo i nostri sogni prima ancora di esserci risvegliati.
Il bello di questo libro sta proprio nel non aver paura dei propri sogni, Agata è piccina piccina tanto da fare il bagno nel lavandino del bagno, ma lo stesso desidera imparare a suonare il violoncello e non ha paura di chiederlo.
Poi c’è tutto il resto: dei disegni davvero belli, l’incipit divertente in cui tutte le donne di famiglia si chiamano con lo stesso nome e non ultimo l’incontro con Alberto del quale non vi svelo proprio niente.
Lola Casas e Augustín Comotto, Agata, Edizioni Lapis, collana Lapislazzuli, 2008.
Sei bravissima, Ste!!! Continua così, proprio come Agata e il suo violoncello…
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